1 Novembre 2024

Buone Pratiche

In questa pagina vengono pubblicati alcuni lavori realizzati dagli Insegnanti di Religione

 


Padre Pino Puglisi Insegnante di Religione


 

Prima di avviare la raccolta dei lavori offerti dai docenti per la condivisione, vogliamo ricordare P. Puglisi insegnante di religione, attraverso la testimonianza del Prof. Antonino Raffaele, suo amico, collega e infine suo Dirigente Scolastico al Liceo Classico Vittorio Emanuele II di Palermo: si riporta parte del testo della testimonianza del prof. Antonino Raffaele (cur. M. Lo Presti), tratta da L’insegnante. La testimonianza di Antonino Raffaele, ex preside del liceo Vittorio Emanuele II in Mario Lancisi, Don Puglisi. Il Vangelo contro la Mafia, Segrate (MI) 2013, 80-92.

 

Nel 1993, allorché padre Puglisi, docente di religione del liceo Vittorio Emanuele II, fu ucciso, io dirigevo l’istituto. Nei miei trent’anni di presidenza, ne ho visti di preti che hanno insegnato religione: non sempre le esperienze sono state positive. Padre Puglisi insieme a qualche altro sacerdote, rientra nella eccezione.

Ci conoscevamo dal 1966, le nostre strade si ricongiunsero quando p. Puglisi venne ad insegnare religione al liceo Vittorio Emanuele II, di cui ero diventato Preside. Il suo rapporto con gli alunni era di dialogo: di ciascuno sapeva cogliere la ‘specificità esistenziale’. Parecchi hanno continuato a frequentarlo dopo gli studi, di molti ha presieduto la celebrazione del matrimonio. P. Puglisi viveva la scuola come una parte del suo impegno pastorale, avendo cura del rapporto con studenti e colleghi, e partecipando a tutti gli incontri pomeridiani. Non si è mai assentato, cercando di conciliare tutti i suoi impegni, e ne aveva tanti; proprio per questo motivo non aveva voluto la cattedra intera (diciotto ore), ma soltanto dieci ore.

P. Puglisi insegnava con passione, consapevolezza e grande cultura. Ogni anno organizzava una giornata per portare gli studenti fuori Palermo, in una località con del verde, per riflettere su un tema, per una maggiore socializzazione, e per guardare al progetto attorno al quale costruire la propria vita. Educava i ragazzi a cercare ostinatamente il senso della loro vita. Nelle ore di buco dall’insegnamento lo si vedeva seduto in qualche angolo del corridoio a parlare con i giovani, che gli chiedevano consiglio. Il suo era un ascolto attivo: dava qualche stimolo di riflessione, e non dava immediata risposta alle questioni poste. Doveva essere il giovane a trovare in sé la sua soluzione. Da qui il suo carisma e fascino per i giovani. Le relazioni erano durature, tanto che un giorno radunò tanti di noi per costituire una comunità di famiglie. Nacque il Gruppo famiglia, con un programma, incontri periodici e ciascuno organizzato da una scaletta da lui predisposta. Era un pastore.

Dopo la sua uccisione, chi non lo conosceva cercò di farne un eroe antimafia. A chi mi intervistava, dicevo che era una persona normale, un sacerdote profondamente coerente e testimone del Vangelo. La figura di riferimento per p. Puglisi era quella di Gesù nel Vangelo.

Chi crede nel Vangelo non può che essere per la giustizia, per la libertà dell’uomo, per il riscatto della dignità dell’uomo, per la verità. Per avere testimoniato tale fede fu martirizzato dalla mafia. Il mio carissimo amico p. Pino Puglisi era in definitiva una persona speciale, proprio per il suo essere così normale. Uno come noi, che però aveva preso sul serio il Vangelo di Gesù Cristo.