Buon anno scolastico 2022-23

 

Il ritorno del figlio prodigo – Rembrandt 1668 – Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo.

Carissime/i sorelle e fratelli,

all’inizio di questo nuovo a.s. 2022/23, ringraziando la Santissima Trinità che ci ha donato di condividere la gioia della fede, vorrei ripercorrere gli elementi costitutivi della nostra vita cristiana per la missione a noi affidata: la fede-relazione, la speranza e l’amore.

L’interrogativo iniziale del cammino di fede da sempre si declina particolarmente attraverso due domande: “Chi sono io? Chi sei Tu, Dio?”L’esperienza del poverello d’Assisi si dipana da questi quesiti, e in essi culmina come esperienza orante: “Chi se’ tu, o dolcissimo Iddio mio? Che sono io, vilissimo vermine e disutile servo tuo?” (FF 1915). La centralità della missione di Gesù, come ci mostra brillantemente il IV Vangelo, sta proprio in questo: rivelare il volto del Padre (cf. Gv 14,11-12). Gesù rivela il volto di Dio all’uomo e il volto dell’uomo a sé stesso. Il miracolo per eccellenza è la ritrovata relazione tra me figlio e Dio Padre. È la fede che introduce al riconoscimento e all’accoglienza della Presenza del Padre (cf. Mt 10,40). Essa è il dono da ospitare e da cui partire, elargisce pace in ogni condizione di vita: “non come la dà il mondo” (Gv 14,27-31). È anticipazione, “come in uno specchio”, dell’eterna estasi alla quale siamo chiamati (cf. 1 Cor 13, 8-12). La fede è, quindi, rispondere senza voler capire tutto in anticipo. Sarà nel tempo, nella storia personale, che riceverò le risposte alle mie domande. La fede in Dio Padre recupera ed anticipa la dimensione escatologica che mi fa vivere nel mondo senza essere del mondo (cf. Gv 15,18-21), nella prospettiva di tornare figlio consapevole alla casa di Dio Padre. Il compito primario del cristiano è custodire e coltivare la fede in Dio Padre. 

Carissime/i sono legato a voi sorelle e fratelli, in Dio Padre Nostro. Per questo mi siete care/i. Sono un uomo imperfetto? Che importa! Cadere e rialzarsi fanno parte del cammino che mi vede andare verso la casa del Padre. Lui solo mi conosce, Lui solo mi ama come sono (cf. Sal 138). Una cosa è certa: voglio realizzare la Sua volontà e per questo seguo Gesù e imparo da Lui. Così potrò dichiarare consapevolmente: “Padre perdona me perché non so quello che faccio”. In tal modo recupero l’Amore non nell’accezione etica, ma ontologica, ovvero Dio Padre-Amore che mi ama da sempre. La Scrittura, nel libro del Cantico dei Cantici, nella letteratura profetica e specialmente in Osea ne dà prova. “Prometto di amarti tutti i giorni della mia vita”; questa promessa si scambiano gli sposi. In tal modo il loro amore temporale è esperienza dell’Amore unico e indissolubile di Dio Padre per loro. Dio Padre scrive la mia salvezza tra le righe storte della mia storia. Egli permette che il male intervenga nella mia vita. Potrebbe evitarlo, ma chi fa il male, perché dal male si è lasciato ingannare e imprigionare, lo compie liberamente. L’Amore non si impone, si sceglie. Anche quando Dio permette il male, Egli da Buon pedagogo, rivela il volto bello, il suo volto di Padre. La visione del Padre riluce nel buio, nella continua lotta tra luce e tenebre che non l’hanno sopraffatta. Non bisogna aver paura del male e delle sue conseguenze. Cristo-Luce lo ha vinto. Il male ricevuto e compiuto, al cuore che si apre alla Grazia, disvela la Misericordia, balsamo dell’amorevole abbraccio della sorella e del fratello, invitati alla festa nella casa del Padre. Mentre la Fede in prima istanza mi rivela la figliolanza divina, il banchetto del Padre per il figlio ritrovato, riconduce alla fraternità perduta (cf. Lc 15,11-32). Nel Padre sono figlio, al banchetto sono fratello del fratello, figli dell’Unico Padre. Il male accolto rivela che si è smarrita in me l’immagine e somiglianza di Dio e la capacità di riconoscere nell’altro il fratello, la sorella. Allora memore della buona salute perduta, come in una malattia fisica, desidero la guarigione, perché è bello e soave che i fratelli stiano insieme (Sal 133). Il male è il pungiglione che mi fa sperimentare la fragilità e fa scaturire in me la volontà di scalare l’irto e il magnifico cammino verso la cima del monte, lì dove terra e cielo si incontrano. Cos’è dunque la vita terrena? Il già e non ancora dell’Amore Trinitario che mi attende.

La fede in Dio Padre mi fa sperimentare la speranza e l’amore. Senza fede la speranza diviene richiesta di soddisfare bisogni e l’amore è filantropia. Un’esistenza mondana mi distrae da Dio Padre. Voglio essere inconsapevole delle mie azioni? Voglio essere in balìa del futuro? Nel presente c’è certezza e anticipo d’Eternità. Gesù nella carne, se per un verso assume su di sé la caducità di Adamo, nello stesso tempo la supera, in forza dello Spirito, sin dal concepimento, nel momento in cui Maria pronuncia il suo “fiat”. La vita e la missione di Gesù sarà riconoscere la Sua Divinità man mano che prenderà consapevolezza e sperimenterà la paternità di Dio: “non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,41-52). Solo l’accoglienza, l’esperienza e la conoscenza di Dio Padre libera dal male. Esiste un ostacolo nel cammino verso Dio Padre: la paura. Che farò? Come farò? Dove andrò? Che dirò? Che accadrà? I verbi al futuro indicano dubbi di fede o assenza di fede. Dubbio e paura appartengono all’uomo vecchio. Dubbio e paura sono umanamente comprensibili. Gesù, nel Getsemani e in croce, li attraversa e li supera. Per superare dubbio e paura si rivolge al Padre (Lc 22,39-46) e riceve la pace dalla quale scaturisce il per-dono: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).

Carissime/i sorelle e fratelli, siamo cristiani chiamati alla missione di docenti di religione cattolica e a maggior ragione abbiamo il dovere di custodie e coltivare la Fede. 

Se Dio vorrà, questo sarà il tema della Formazione IRC dei prossimi anni, in modo da essere sempre più testimoni credibili lì dove la Santissima Trinità ci invia, grazie al mandato ricevuto dal nostro Vescovo Corrado.

Vi auguro un nuovo anno scolastico, colmo di Grazia.

Il Signore vi benedica, Maria Santissima vi accompagni e il Beato Puglisi vi sostenga.

Don Antonio